logo-normal

Cina, commercio, tecnologia: iniziamo da Confucio

26/09/2023

Conversazione con Francesco Boggio Ferraris

Italy China Council Foundation, nata nel 2022 dall’integrazione tra Fondazione Italia Cina (costituita nel 2003, su iniziativa di Cesare Romiti) e Camera di Commercio Italo Cinese (fondata nel 1970), è un ente dedicato allo sviluppo delle relazioni tra le due nazioni. Con un ampio network di associati e partner, all’origine di un volume d’affari complessivo prossimo ai 70 miliardi di euro, è l’unica piattaforma, in Italia, che comprende imprese, istituzioni e soggetti nazionali e cinesi e sviluppa iniziative e progetti bilaterali. Francesco Boggio Ferraris, laureato in Scienze Politiche e diplomato in Lingua e Cultura Cinese a Milano, ha maturato una lunga esperienza in Cina, collaborando con le università di Tianjin, Pechino e Shanghai. In ICCF, ricopre il ruolo di Academy Director, finalizzando il proprio impegno ai progetti di intercultural management per l’impresa.

Retex Francesco, per parlare della Cina e della realtà che si prospetta a chi lì vuole operare, è utile, forse, iniziare alzando un po’ lo sguardo oltre il mercato. Entro il 2030, l’Asia meridionale (compresa l’India) consoliderà la sua posizione di regione più popolata. L’Africa sarà al secondo posto, mentre l’Asia orientale (compresa la Cina) occuperà il terzo. Entro lo stesso anno, la Cina avrà 90 milioni di persone in meno nell’età compresa tra i quindici e i trentacinque anni, e 150 milioni in più di ultrasessantenni. Mi sembra che il paese stia attraversando il processo d’invecchiamento demografico più vasto e rapido del mondo.

 

FBF Il problema è reale. Il 2022 è stato il secondo anno consecutivo in cui la Cina ha accusato un decremento del tasso demografico. Secondo alcuni studi, se questo andamento si mantenesse nel tempo, ne risulterebbe, alla fine del secolo, una popolazione di 820 milioni di persone: poco più, quindi, della metà di oggi. Questo rapido invecchiamento porta oltre la soglia di guardia: al di là di questa, ci sono le progressive e inevitabili ripercussioni sul sistema sanitario e pensionistico. E sull’economia, naturalmente: per supportare adeguatamente l’obiettivo strategico di crescita, e stabilire il primato cinese sui mercati mondiali, il tasso di fertilità deve stabilizzarsi intorno al 2,1.

Verso il primato

Retex Cosa ti aspetti, quindi?

 

FBF Personalmente, credo che la storia lasci pochi dubbi: verranno certamente prese misure idonee al riguardo. Parliamo di un paese giunto al quattordicesimo piano quinquennale: la programmazione a medio e lungo termine è un modo di governare consolidato nei decenni, e regolarmente rispettato nell’avvicendarsi delle generazioni. Va chiarito, soprattutto, un aspetto: l’obiettivo strategico, entro il 2035, è fare in modo che la Cina diventi la prima economia al mondo. Questo significa un PIL pro capite superiore a 30.000 dollari, lontano dalla Cina odierna. Con questo obiettivo, la demografia deve avere andamenti conseguenti: Tra le altre cose, è la disponibilità di forza lavoro a consentire una crescita economica sostenuta.

L’inurbamento

Retex Sempre guardando al 2030, ci saranno più di 5 miliardi di abitanti nelle aree urbane (il 61% della popolazione mondiale), e 38 megalopoli - città con oltre 10 milioni di abitanti - rispetto alle 29 del 2005. Se le cifre cui mi riferisco sono corrette, in Cina, dal 1995, oltre 20 milioni di persone si sono spostate dalle aree rurali a quelle urbane ogni anno, aumentando il tasso di urbanizzazione dal 18% del 1978 al 58% odierno.

 

FBF Più di un miliardo di cinesi vivrà nelle aree urbane entro pochi anni, e già oggi si contano più di 200 agglomerati urbani oltre il milione di abitanti, e diventeranno rapidamente due o tre volte tanto. L’inurbamento cinese, comunque, è un fenomeno più esteso di quello comunemente inteso in Occidente, dalle campagne interne verso le coste. Le dimensioni stesse dell’esodo non lo consentirebbero lungo questa unica direttrice.

 

Retex Cambia il rapporto tra la Cina delle città costiere e la Cina rurale, quindi.

 

FBF Considera che l’agricoltura non ha più l’importanza del secondo Novecento, quando Mao Zedong ha guidato la Rivoluzione trovando il consenso di centinaia di milioni di contadini e abitanti delle campagne, non certo il proletariato urbano. Oggi, l’interno del paese, già tipicamente agricolo, si sta evolvendo velocemente e, di questa evoluzione, l’inurbamento è parte integrante. Nel centro del paese, del resto, Chongqing, con i suoi 32 milioni di abitanti entro i confini municipali, è la città più popolosa e più estesa al mondo. Esiste un progetto che prevede la progressiva centralizzazione amministrativa dell’area metropolitana di Pechino, Tianjin e della provincia del Hebei in una sola area, denominata Jing-Jin-Ji, da più di 100 milioni di abitanti. L’inurbamento è un aspetto centrale della Cina di oggi, con le prospettive e, anche, i problemi che comporta.

 

Retex Per esempio?

 

FBF Penso al tasso d’inurbamento reale, inferiore al grande sviluppo immobiliare che, nel frattempo, buona parte delle amministrazioni locali si sono indebitate per sostenere. È un quadro difficile, di cui la vicenda Evergrande è stato l’indicatore più evidente.

La disoccupazione

Retex Nelle scorse settimane, ha richiamato la mia attenzione il tema della disoccupazione giovanile, anche per le parole di Xi Jinping, che si è rivolto ai giovani laureati dicendo «è ora d’imparare a mangiare l’amarezza». Credo che si tratti di un’espressione popolare, che significa perseveranza di fronte alle difficoltà della vita.

 

FBF Viene prestata grande attenzione al problema, infatti. La disoccupazione complessiva è al 5%, ma nella fascia compresa tra i 18 e 24 anni supera il 21%. Alla base, va considerato il fatto che l’offerta di forza lavoro qualificata è davvero alta: della generazione cosiddetta Millennial, i laureati costituiscono il 56%, e il 73% di questi ha conseguito un master. Nel recente passato, poi, non può essere disconosciuto l’impatto negativo dal COVID e dalla gestione del lockdown e, più in generale, anche la Cina ha dovuto fare i conti con la great resignation. Inoltre, il modello 996 (che prevede un orario di lavoro dalle 9 alle 21, per sei giorni alla settimana) ha portato grandi vantaggi competitivi e costi proporzionali, al punto di non essere più considerato una pratica sostenibile e oltre la soglia di tolleranza del governo. Il fenomeno degli “sdraiati” (躺平, Tǎng píng), i ragazzi che si sentono sopraffatti dal pessimismo e non vogliono lavorare, è parte del contesto e non è, sicuramente, ignorato.

 

Tecnologia e Occidente

Retex Un altro tema d’importanza centrale e, apparentemente, contraddittorio. La Cina è nativamente digitale, leader indiscussa di questo mondo iperconnesso. Ciò nonostante, è tutt’altro che autosufficiente dal punto di vista della tecnologia. Di fatto, dipende dai chip di Taiwan, Giappone e Sud Corea. Questo, in un quadro generale, dove ciclicamente ritorna il sanzionismo americano, Corea e Giappone vanno insieme alla guerra dei microchip e Apple vuole diminuire il peso della Cina nella componentistica per spostarsi sull’India.

 

FBF Il caso di Taiwan è a sé, spesso malinteso nel nostro Occidente: esiste, ovviamente, il problema di una nazione che, in Cina, è invece considerata casa e da questa, peraltro, proviene il 70% delle forniture tecnologiche, con rilevanti insediamenti industriali nel territorio continentale. Quanto al sanzionismo americano, non ha mai avuto impatti decisivi, è solo uno degli aspetti di una relazione complessa tra i due paesi, che per entrambe le parti comprendono anche il tema della sicurezza nazionale, ma, alla fine, sono reciprocamente partner commerciali strategici.

 

Retex Non credo di scoprire chissà che, dicendo che i parametri di giudizio reciproci non possono poggiare su misure comuni. Ho un po’ di familiarità con la cultura americana, e sono convinto che non si sia liberata dalla miopia, pur comprensibile data la leadership consolidata nel secolo precedente, con cui giudica modelli diversi dai suoi. Penso a Bill Clinton che, nel 2000, disse “Noi siamo una società libera, e gli effetti di internet su di noi sono già evidenti. Pensate a quanto cambierà la Cina” (in senso politico). O, più recentemente, a Joe Biden, nel 2014: “la Cina non innova perché il suo sistema politico rende impossibile la creatività”.

 

FBF Il tema della libertà di espressione non può essere eluso: in Cina deve crescere, e crescerà, anche se non verrà meno la logica del controllo. Questo, peraltro, è applicato anche ad ambiti della vita online che, da noi, hanno dato luogo a derive incontrollabili e pericolose. Tornando sui social, per esempio, se hai meno di 14 anni su alcuni di questi non puoi passare più di 40 minuti al giorno. Il punto essenziale, comunque, è che la Cina si è trasformata da fabbrica a laboratorio tecnologico del mondo. È produttrice di buona parte di ciò che usiamo e, ora, l’indipendenza dai paesi che hai citato - più avanzati non nel design del chip, ma nelle tecnologie associate alla produzione - è un obiettivo complementare e primario. C’è la massima consapevolezza che ricerca e sviluppo sono il tramite indispensabile alla crescita tecnologica, a sua volta premessa della crescita globale. Risultato già raggiunto, peraltro, nella mobilità elettrica.

 

Etica e società

Retex In Retex, la partnership di lunga data con Tencent ci ha dato familiarità con le diversità del mercato cinese, spesso sostanziali e, a volte, lontane dalle aspettative di chi lì vuole operare. Pensare di capire e servirsi dei social media, per esempio, avendo a riferimento Facebook o Instagram che, dalle nostre parti, sono, principalmente, un veicolo di pubblicità piuttosto che di transazioni effettive, è impossibile. Solo guardando a WeChat, la piattaforma online più diffusa, la differenza è palese: in Cina ha generato transazioni per un valore quasi quadruplo rispetto agli Stati Uniti.  Io non credo che il gap possa essere spiegato solo da una tecnologia avanzata ma, piuttosto, da chi la usa, e come. Chi vende e chi compra vivono una relazione molto diversa dal classico eCommerce: sembra che la condivisione di un interesse venga prima e sia più importante di quella per uno specifico prodotto.

 

FBF La "natività digitale" cinese si accompagna a un senso della socialità molto più marcato. In occidente, invece, il benessere crescente accentua l’isolazionismo individuale: il lusso estremo è tipico dell’individuo che non vuole condividere nulla. Questo è quanto di più distante dalla cultura cinese si possa immaginare. Qui, il discorso si fa molto più ampio, e non può prescindere dal confucianesimo, un’etica sociale che permea di sé anche i benestanti. Ci sono caratteri della lingua quanto mai esplicativi, al riguardo, come 共同富裕,Gòngtóng fùyù, che significa “prosperità condivisa”. Anche se, nell’appartenenza a un contesto mondiale, sarà inevitabile il rafforzamento dell’individualismo, i sistemi di pensiero avvicendatisi nel tempo hanno il tratto comune dell’orientamento alla collettività, e la partecipazione a questa non è un’opzione, ma un dovere. Un esempio efficace può essere dato dai bambini: anche se con il nuovo benessere le cose stanno cambiando, per molte famiglie rivolgersi a una baby-sitter è incomprensibile, educazione e sicurezza sono un obbligo anche per la famiglia allargata e i vicini di casa. È un modo di vivere che, inevitabilmente, si riflette anche nel commercio: il turista cinese in boutique condivide una foto prima ancora di comprare, per partecipare subito un’esperienza personale gratificante o, invece, migliorabile.

 

 

Viaggiatori cinesi nel mondo

Retex Visto il tuo riferimento, dimmi qualcosa sul turismo cinese, allora. È stato uno dei settori più colpiti dagli anni della pandemia quando, in Europa, rappresentava il più grande gruppo demografico di viaggiatori internazionali prima del 2020. Dopo quasi tre anni di chiusura, nei mesi scorsi la Cina ha decretato la riapertura al turismo incoming e outcoming: +110 mila viaggi aerei nel 2023 rispetto all’anno precedente, mentre per il 2024 si stima che 180 milioni di viaggiatori raggiungeranno destinazioni estere. Ma, andando oltre i numeri e parlando dell’Italia, cosa cerca il turista cinese?

 

FBF I numeri del passato recente sono importanti, quanto impegnativi in una logica di rilancio: fra i 3 e i 5 milioni in Italia, 10 in Europa. Io credo che il 2023 segnerà una prima ripresa, che auspico sarà completata nel 2024. Quanto alla tua domanda, ai più verrebbe naturale rispondere: lo shopping. Ora, è chiaro che, per molti cinesi, questo è una parte importante del viaggio. Credo, però, che la pandemia abbia dettato nuove priorità, e che la Storia e la cultura abbiano scalato molte posizioni nelle preferenze del turista. Forse, l’immersione in live e post di chi ha viaggiato in Italia

Conoscenza e mediazione culturale

Retex Chiudiamo con qualche parola, prima su ICCF e, poi, sul tuo impegno personale. La caratteristica originale di mediazione culturale della Fondazione Italia Cina sembra ancora più importante, data l’importanza crescente del mercato cinese per il made in Italy.

 

FBF Cesare Romiti, allora, aveva visto lungo, lunghissimo: la mediazione tra due culture così radicalmente diverse doveva essere la base su cui costruire. Senza questa premessa, vent’anni dopo non saremmo arrivati a questo punto. Oggi, le nostre attività sono sempre orientate, principalmente, a supportare lo scambio commerciale, ma improntate a un respiro più ampio, strategico. L’ICCF guidata dal Presidente Mario Boselli conta 400 tra soci e partner, di cui 85% italiani e 15%, crescente, cinesi. La nostra realtà è fatta di strutture private e pubbliche - nel nostro board ci sono ministeri e regioni - e abbiamo tra i consiglieri un soggetto importante come Industrial Commercial Bank of China. C’è, poi, una partnership importante con UNIC, un soggetto composto da brillantissimi giovani imprenditori sino italiani, che esprime considerevoli dimensioni di business.

 

Retex Qualcosa è cambiato, dopo il COVID?

 

FBF Da febbraio, con grande intensità, sono riprese le visite delle delegazioni politiche e, soprattutto imprenditoriali, dalla Cina all'Italia. È un movimento rilevante, che ci consente di presentare delle opportunità ai nostri associati. In questa fase, del resto, l’indicazione del governo cinese è di aprire canali commerciali in quantità, per attrarre investimenti esteri in tutti gli ambiti di mercato, dal turismo alla tecnologia.

 

Retex In una fase come questa, nel tuo ruolo di direttore dell’Academy, non ti annoierai, di certo.

 

FBF No, proprio no. Questa struttura è attiva da 13 anni, e vuole arricchire continuamente le sue capacità con la crescita delle risorse interne e con un’estesa rete di specialisti, che mettono a disposizione le proprie competenze sui vari aspetti specifici del business.  Può trattarsi di intercultural management, tradizionalmente, oppure di aspetti strettamente tecnici: le pratiche doganali, le procedure di export di una determinata tipologia di prodotti, o qualsiasi altra cosa. In aula porteremo chi, tra i nostri associati, può rispondere al meglio al bisogno contingente di conoscenza e orientamento. Cresce la domanda e aumenta la capacità dell’Academy di rispondere nel modo adeguato. Sono soddisfatto.

Michele CapriniHead of content