Tuttavia, al rebound del turismo cinese dovranno concorrere alcune condizioni favorevoli. Se già il 2023 si prospetta come prima, significativa ripresa, solo nel 2024 questa potrà realizzarsi compiutamente e premettere un consolidamento a lungo termine. Sono molti i fattori da tenere in considerazione, di natura tecnica, politica ed economica.
Per Richard Adam, membro del consiglio internazionale del World Tourism Forum Institute, “Come nella maggior parte delle altre destinazioni consolidate, i fornitori di servizi europei sono ancora messi a dura prova dal post-COVID-19 e non sono in grado di ripristinare completamente il personale ai livelli precedenti. Pertanto, molte competenze ed esperienze sono andate perse, e si dovrà di nuovo imparare ciò che è importante in questo settore”.
Attualmente, i voli non sono molti. L’Amministrazione dell’aviazione civile cinese prevede che il traffico aereo totale per il 2023 raggiungerà il 75% dei livelli pre-COVID. Oltre alla carenza di voli internazionali, con le ovvie conseguenze sul prezzo dei biglietti, il problema dei visti riveste un’importanza centrale.
Jing Daily, il 4 aprile scorso, ha riportato questa affermazione di Sienna Parulis-Cook, direttore marketing e comunicazione di Dragon Trail International: “Prima del COVID-19, i richiedenti cinesi impiegavano circa due giorni per ottenere un visto per l’Europa. Ora, il periodo di attesa è di due mesi. Quando i Paesi europei miglioreranno le capacità dei loro servizi di rilascio dei visti in Cina, questo aiuterà davvero la ripresa del turismo”.
E, ancora, non va sottovalutato l’impatto negativo delle restrizioni sulla capacità di spesa, che interessa negativamente più della metà dei cinesi.