Retex Vivienne Westwood è mancata lo scorso dicembre. Mi sembra doveroso iniziare con il ricordo della sua figura./n/n
GR Vivienne Westwood? Ho avuto la possibilità di lavorare per lei per molto tempo e di imparare tutto quello che so riguardo la nostra industria da lei e da Carlo D’Amario, il partner con cui fondò l’azienda oltre trent’anni fa. Vivienne è stata una straordinaria artista che ha utilizzato, invece di una tela o di uno strumento musicale, i tessuti e l’abbigliamento come mezzo di narrazione di sé e della sua visione del mondo. Iniziò negli anni Settanta: lei e Malcom McLaren, allora suo marito, rappresentano un vero e proprio certificato di nascita del punk. Umile e determinata, ha dedicato la vita al proprio lavoro. Nessuna esibizione mondana, se non per promuovere le sue idee di libertà e la sua lotta al conformismo e, se chiamata a esporsi, si esprimeva con una sincerità quasi anarchica. Il suo incontro con Carlo D’Amario negli anni Ottanta ha permesso di trasformare, preservandola, la sua eccezionale creatività in una organizzazione aziendale, oramai consolidata nel mercato globale. Non ha mai voluto uno smartphone, ma era sempre raggiungibile perché trascorreva tutte le sue giornate nello studio dove ideava i suoi abiti, i suoi messaggi e le sue grafiche. Insomma, una miscela di talento e di laboriosità./n
Retex Immagino che questa sua identità, forte quanto naturale, abbia inciso sul senso di appartenenza dei vostri clienti.
GR Molti clienti sono con noi da una vita. Credo che, in un contesto in cui la fedeltà a un brand si fa sempre più difficile da acquisire, questo attaccamento dipenda dalla circostanza che la nostra azienda non abbia mai tradito la sua identità. L’approccio al mercato secondo una modalità intransigente alla regola della resa al metro quadro non paga più. Nel nostro caso, l’identità è un fattore di competitività quanto di stabilità.
Retex Gli ultimi tempi, difficili per tutti, mostrano, però, quanto le emergenze possano cambiare modelli di lavoro consolidati nei decenni.
GR Sì, i tempi difficili sono anche rivelatori della tua natura; è quella che, poi, decide tanto le penalità quanto i vantaggi della contingenza. Abbiamo affrontato la pandemia senza smettere di lavorare. Dal primo giorno di chiusura generale, tutto lo staff era già in grado di lavorare da casa: avevamo già contrattualizzato e testato lo smart working e il personale dei nostri negozi è ripartito, subito, da una pagina Instagram e contattando direttamente i nostri clienti. Sui ricavi, certo, avevamo perso qualche punto in percentuale tra il 2020 e il 2019, ma nel 2021 siamo straordinariamente cresciuti e, da allora, il tasso di incremento è stato molto alto: a oggi, siamo già a +20% rispetto all’anno scorso.