Prima ancora di parlare di strategia, bisogna studiare i consumatori di riferimento, che sono oggi molto differenziati.
Si va da un ristrettissimo numero di multimilionari dediti al lusso e praticamente senza limiti di spesa, a oltre 110 milioni di persone capaci di consumi elevati e attente ai prodotti di qualità e dal forte impatto simbolico. Alla base della piramide si trovano i così detti smart buyers, costituiti da millennials e lavoratori della classe media, circa mezzo miliardo di persone sempre connesse, veloci e flessibili, i cui gusti e le abitudini di consumo evolvono rapidamente.
Attualmente, i consumatori di vini d’importazione sono poco più di 50 milioni e oltre il 60% di essi ne beve abitualmente. Entro il prossimo lustro, ci si aspetta che tra i 60 e i 70 milioni di cinesi berrà vini stranieri, con un aumento soprattutto tra i ventenni e i trentenni e tra le donne.
L’aura sofisticata, salubre e conviviale che i vini europei e italiani portano con sé interessano sempre più cinesi tra i 25 e i 45 anni, di entrambi i sessi: in particolare, le donne si stanno dimostrando le più aperte a sperimentare marchi stranieri e di diverse varietà. Sapore, brand, tipo di uva, certificati di qualità e origine sono i fattori principali che dettano l’acquisto di un vino, mentre il prezzo non è tra gli elementi più considerati.
Il 41% dei consumatori cinesi si rifornisce online su e-commerce generici, mentre il 38% sceglie i siti web specializzati: una solida presenza sui canali digitali è fondamentale per intercettare questo pubblico, ma anche per parlare quotidianamente con chi poi acquista vino nei negozi fisici e promuovere adeguatamente il marchio.