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La seconda arriva prima

04/10/2020

La seconda arriva prima

Per il retail, business e sostenibilità possono essere associati in molti modi. Nel fashion & luxury, dopo il lockdown, il mercato della “seconda mano” sta assumendo ancora più rapidamente forme, dimensioni e significati di notevole interesse tanto per la distribuzione online che per quella fisica. “Pre-owned” va definito, nella sua natura, con tre parole: digitale, circolare e sostenibile.

Seconda mano, o pre-owned, come si preferisce. Per qualcuno, addirittura, pre-loved. Il tema del riciclo, della circolarità e dell’impatto ambientale si allarga a macchia d’olio in diversi ambiti di mercato, ma nel fashion & luxury il fenomeno della vendita di seconda mano avanza a ritmi superiori.

SECONDA MANO, I NUMERI

L’emergenza Covid-19 ha trascinato le vendite, capitalizzando la tendenza al risparmio e alla sostenibilità. Il report annuale della piattaforma americana Thread Up guarda ai numeri del lockdown, registrando per la seconda mano una crescita al 20%, e individuando nel 52% la quota di consumatori che nei prossimi 5 anni spenderà di più nel segmento.

Entro il 2024, il volume delle vendite di capi di seconda mano toccherà i 36 miliardi di dollari; l’anno scorso, il valore era di 7 miliardi. Lo sviluppo del pre-owned sarà quantificabile nel raddoppio sul decennio, superando in valore, nel 2029, il fast fashion: previsti 44 miliardi di dollari di valore, contro 43.

Il mercato dell’abbigliamento di seconda mano riguarderà sempre di più anche il lusso. Secondo Boston Consulting Group, già oggi vale 25 miliardi di euro, ne valeva 22 nel 2018 ne varrà 31 nel 2021. La crescita ha due gruppi protagonisti: compratori nuovi, che vogliono accedere a un marchio, e clienti abituali che rivendono prodotti di proprietà per acquistarne di nuovi. Nel complesso, il mercato cresce quattro volte più velocemente rispetto al mercato dei prodotti nuovi.

CIRCOLARITÀ, CHE SIGNIFICA

Ellen MacArthur Foundation è tra le dieci più importanti fondazioni private degli Stati Uniti; sostiene varie organizzazioni senza scopo di lucro, in circa 50 paesi del mondo.

L’economia circolare, per EMF, «è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera».

Secondo questa teoria, il modello economico classico, che vuole a premessa grandi quantità di risorse ed energia, è insostenibile. S’impone come necessaria, di conseguenza, la transizione a un modello circolare, che limiti l’apporto di materia ed energia in ingresso in tutte le fasi – dalla progettazione, alla produzione, al consumo, fino al termine del ciclo di vita del prodotto – e minimizzi scarti e perdite. Questo, a prevenzione e contenimento dell’impatto ambientale e per la realizzazione di valore sociale condiviso.

ONLINE A PASSO DI CARICA

La circolarità è valore primario, e complementare alla sostenibilità, per i consumatori più giovani. In prima fila nel cambiamento, naturalmente, la Generazione Z, sensibile quanto e più dei Millennials, ai principi della Global Fashion Agenda. Nessuna sorpresa, quindi, se il campo di applicazione privilegiato della compravendita di seconda mano è digitale.

I risultati maturati nel lockdown da Vestiare Collective (la piattaforma francese di scambio che, oggi, conta più di dieci milioni di utenti nel mondo) sono lì a dimostrarlo. A giugno, secondo quanto comunicato a Il Sole 24 Ore da Fanny Moizant, co-founder e presidente dell’azienda, i depositi sono aumentati del 100% e gli ordini del 144%. Il numero di articoli messi online ogni settimana su Vestiaire Collective supera le 40.000 unità.

Risultati importanti anche per Vinted, community lituana da undici milioni di membri, il cui sito è frequentato mediamente da un milione e mezzo di visitatori, che navigano tra 23.000 nuovi annunci ogni giorno, per una spesa media di 15 euro. Vinted è valutata circa un miliardo di euro.

RE-COMMERCE, PERCHÉ

L’importanza strategica della sostenibilità, per il settore, è divenuta ormai centrale al punto di coinvolgere anche nomi illustri della moda veloce, come H & M.  Lo scorso febbraio, peraltro, l’azienda svedese aveva assegnato la carica di CEO a Helena Helmersson, che in precedenza occupava il ruolo di CSR manager. H & M, dopo il primo investimento del 2015 nella connazionale Sellpy, piattaforma di fashion pre-owned, ha recentemente aumentato la quota di partecipazione al 70%. Nelle intenzioni di H&M, questo nuovo finanziamento è espressione degli “sforzi strategici del gruppo per creare un’economia circolare”.

Tra i protagonisti affermati dell’eCommerce, Zalando amplia l’offerta online con capi di seconda mano per i clienti di Germania e Spagna. L’azienda tedesca, inoltre, rinuncia completamente alla plastica per tutti gli ordini pre-owned, puntando sulla carta riciclata.

Per i retailer, il passaggio a un modello di business circolare, la cui popolarità era già in crescita sostenuta prima della pandemia e da questa, poi, ne è stata significativamente aumentata, supporta la competitività in un mercato in cui le alternative sostenibili crescono in proporzione alle difficoltà del fast fashion. 

Michele CapriniHead of content