Per aiutarvi a farvi un’idea di quanto possa essere vago e complesso il termine “metaverso”, ecco un esercizio: in una frase, sostituitelo con “cyberspazio”. Il 90% delle volte, il significato non cambierà sostanzialmente. Questo perché il termine non si riferisce a un tipo specifico di tecnologia, ma piuttosto al cambiamento nel modo in cui interagiamo con essa. Eric Ravenscraft – WIRED, 25 aprile 2022
Metaverso, nuova frontiera. Così è (se vi pare), avrebbe chiosato Pirandello. Per il grande drammaturgo siciliano, il reale è inconoscibile, ognuno ne può dare un’interpretazione diversa da quella comunemente intesa e da questo ne consegue, inevitabilmente, la relatività dei concetti e delle forme.
Il metaverso è un mondo virtuale e immersivo. È tridimensionale, coinvolgente e molto sensoriale. L’interazione tra le persone (o, meglio, tra avatar) ne è tra le caratteristiche più importanti e, in particolare, tra i più forti motivi di richiamo per i brand. Per orientarci alla nuova frontiera, possiamo servirci di termini noti, identificandola come nuovo orizzonte dell’innovazione digitale. Ma, più che alla progressione naturale o a una sintesi di tecnologie già consolidate (realtà aumentata, visori HMD, intelligenza artificiale, IoT e, sempre di più, gaming), è importante il contesto cui il metaverso mostra il suo potenziale.
In Internet 1.0 si leggevano dei documenti messi a disposizione da enti, aziende e persone. Oggi, in Internet 2.0, è centrale la condivisione: tutti possiamo leggere, scrivere e collaborare. Internet 3.0, invece, sarà caratterizzata dall’identità: con quella, si potrà disporre, almeno teoricamente, dei nostri dati e fare molte altre cose. Commercio, prima di tutto: l’avatar identificherà inequivocabilmente un cliente e il valore della proprietà sarà centrale. Indicativo, al proposito, l’uso dei Non Fungible Token, che, già oggi, hanno un valore di mercato superiore ai 40 miliardi di dollari.