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Italia digitale, è sempre serie B

07/11/2020

Italia digitale, è sempre serie B

Il broadband index elaborato da I-Com, l'Istituto italiano per la competitività, relega l'Italia a uno sconfortante 23° posto in Europa. La banda ultralarga si sta diffondendo, ma latita la domanda e il business ne risente.

Italia digitale è un’idea, forse l’aspirazione di molti. Ma una realtà no, proprio no.

Il broadband index è elaborato dall’Istituto per la competitività (I-Com), uno dei più autorevoli “think tank” italiani, i cui partner sono distribuiti tra ITC, industria ed enti pubblici. L’indice misura lo sviluppo della banda ultralarga in Europa, derivandone più in generale lo stato di sviluppo digitale dei paesi che ne fanno parte.

ITALIA DIGITALE, PASSI INDIETRO

In questa particolare classifica, l’Italia è al 23mo posto. La serie B del continente, insomma. Pur in presenza d’infrastrutture in fibra per l’internet veloce, l’Italia digitale resta al palo e non recupera il passo indietro del 2018 sul 2017.

La sottoscrizione di abbonamenti con una velocità di connessione superiore a 100 Mbps vale poco meno del 15% del totale, dato inferiore per meno della metà alla media europea. Per quanto riguarda l’offerta di servizi avanzati, va un po’ meglio, e ci prendiamo il 15° posto, ma con due passi indietro rispetto all’anno scorso, a vantaggio di Estonia e Ungheria.

LA BANDA C’È, MANCA LA DOMANDA

Il rapporto I-Com 2019 ha un titolo quanto mai indicativo: “Non voglio mica la luna”.

Per il presidente dell’istituto, Stefano Da Empoli, “Siamo indietro, troppo indietro, nell’utilizzo dei servizi digitali. E non riusciamo in alcun modo a ridurre il gap con gli altri Paesi. Anzi, la novità è che ci siamo lasciati staccare da gran parte dell’Est e del Sud Europa, che fino a poco tempo fa era più o meno alla nostra portata”.

La debolezza della domanda digitale nel paese è alta, e l’eCommerce è di fatto una penalità: ne fa uso appena il 36% dei nostri connazionali.

LE RAGIONI

Le difficoltà dell’Italia digitale, secondo I-Com, vanno cercate nelle “difficoltà amministrative e impedimenti burocratici che ancora rallentano la realizzazione e il miglioramento delle infrastrutture di telecomunicazione nel nostro Paese”.

Si guarda alle istituzioni, naturalmente, che secondo la ministra Pisano stanno “scrivendo in questi giorni la strategia per la digitalizzazione della Pubblica amministrazione e del Paese”. Il ritardo si può recuperare, ma “servono stabilita’ e tempo, e anche la collaborazione degli operatori TLC”.

Nel frattempo, le Camere di Commercio hanno deciso un investimento di 100 milioni di euro nel prossimo triennio a promozione della digitalizzazione delle PMI.

GLI ALTRI

L’Italia digitale fa una fatica dannata a tenersi al passo degli altri paesi europei. Cipro, Croazia, Grecia e Bulgaria hanno fatto peggio di noi, ma gli altri Paesi corrono. Spagna e Portogallo, nel 2018, hanno migliorato di quasi 7 punti la loro posizione in graduatoria.

Il Nord Europa, manco a dirlo, la fa da padrone. In Svezia il 71% delle famiglie ha sottoscritto un abbonamento per connessioni velocità superiore a 100 Mbps. La media europea è del 30,8%. Sul podio anche Danimarca e Lussemburgo, poi i Paesi Bassi e la Lettonia.

L’Italia digitale, invece, per la promozione deve ancora sperare nei prossimi campionati.

Michele CapriniHead of content