Al successo, sicuro, nel Singles’ Day, Jack Ma avrebbe forse preferito un diverso esito della vicenda legata alla quotazione in borsa di Ant, la fintech di Alibaba. Una settimana prima del Singles’ Day, la borsa di Shangai e quella di Hong Kong hanno bloccato la super IPO. Le azioni di Alibaba sono crollate del 7,5% subito dopo l’annuncio, comportando un danno da 3 miliardi di dollari. L’operazione, nelle premesse, era la più grande della storia, con una raccolta prevista di 35 miliardi di dollari. Finora, la quotazione più alta è stata della compagnia petrolifera saudita Saudi Aramco, con 29 miliardi di dollari.
Dietro alla decisione, il drastico cambiamento delle regole per gli operatori finanziari digitali, voluto dal governo cinese. Per ANT, il 5 novembre avrebbe dovuto essere la data di affermazione come uno dei più grandi operatori finanziari del mondo. La capitalizzazione totale di 316 miliardi, infatti, la collocherebbe al di sopra della maggior parte delle grandi banche cinesi e americane.
Il 24 ottobre, in un evento che vedeva la presenza dei più alti profili politici ed economici della Cina, Jack Ma aveva criticato duramente le regolamentazioni del settore finanziario, dicendo che le autorità hanno una «mentalità da banco dei pegni» che frena l’innovazione. «Se le banche non cambiano, cambieremo noi le banche», del resto, era stata un’altra sua sortita che, anni fa, già aveva portato scompiglio nell’establishment cinese.
Nel nostro occidente, non è facile pensare ad Amazon, Facebook e Google che offrono prestiti alle famiglie. I servizi di ANT, invece, si applicano al credito e ai pagamenti, la spina dorsale dell’impresa e, in misura minore, agli investimenti e alle assicurazioni. Il successo è stato tale da indurre altre grandi compagnie digitali a introdurre i propri sistemi di microprestito.