La pandemia ha impresso una forte accelerazione ai servizi di food delivery e, d’altro canto, ne ha evidenziato la necessità di consolidamento.
L'emergenza sanitaria ha impresso una spinta ulteriore al mercato dei servizi di food delivery. Questo, peraltro, aveva già iniziato da tempo un ciclo di ristrutturazione che ne evidenzia le necessità di consolidamento. L'operazione miliardaria Just Eat-Grubhub ne è, in ordine di tempo, l'ultima conferma.
La pandemia ha impresso una forte accelerazione ai servizi di food delivery e, d’altro canto, ne ha evidenziato la necessità di consolidamento.
Il mercato era già in piena fase di ristrutturazione, soprattutto nell’ultimo anno. Fuori i secondi, appunto, ché sul ring non si risparmiano i colpi. A gennaio, il gruppo olandese Takeover.com (proprietario del brand Takeaway) ha vinto la battaglia contro la sudafricana Prosus per il controllo dell’80% del capitale di Just Eat. Dall’operazione, del valore di 7,2 miliardi di euro, ha avuto origine il più grande gruppo europeo di food delivery, con una capitalizzazione aggregata di 12,5 miliardi di euro. Un anno fa, Amazon aveva deciso di rimediare alla chiusura di Amazon Restaurants UK, caduta sotto i colpi di Deliveroo, Uber Eats e Just Eat. La strada scelta: una partecipazione “di minoranza” (575 milioni di dollari) proprio in Deliveroo.
Non tutte le ciambelle riescono col buco, però. CMA, l’autorità britannica per la concorrenza e i mercati, avrebbe dovuto comunicare la sua approvazione entro l’11 giugno, ma ha appena prorogato la scadenza al 6 agosto. Secondo molti osservatori, la piattaforma inglese, segnata dalla chiusura dei ristoranti durante l’emergenza, senza l’investimento di Amazon rischierebbe il fallimento.
Due settimane fa fa, il neocolosso Just Eat Takeaway ha acquisito l’app statunitense Grubhub per 7,3 miliardi di dollari. Nel 2019, le due aziende hanno gestito complessivamente 593 milioni di ordini e più di 70 milioni di clienti attivi, con una rete di ristoranti partner attiva in 25 paesi. L’accordo è la premessa alla creazione del primo gruppo di food delivery intorno ai quattro più grandi bacini di utenza del mondo, esclusa la Cina (51 miliardi di dollari previsti nel 2020): Stati Uniti, Regno Unito, Paesi Bassi e Germania.
Per continuare la metafora pugilistica, un colpo da KO per Uber, che aveva cercato l’accordo con Grubhub. Questo avrebbe creato, nei servizi di food delivery statunitensi, una concentrazione equivalente (45%) a quella detenuta dall’attuale leader di mercato, Doordash. Restringendo, di fatto, la competizione a due soggetti.
Da quando Pizza Hut ha lanciato il primo ordine di pizza online nel 1994, il mercato food&beverage ha mostrato una progressione continua. Le piattaforme aggregatrici si sono espanse grazie a infrastrutture tecnologiche affidabili, al ricorso alle competenze e alla consulenza e-commerce e a interessanti tariffe di commissione per i ristoranti. Ma la competitività, oggi, passa per una pressione sui prezzi e per un trattamento della forza lavoro (i riders) che rende l’equilibrio precario. Per alcuni operatori l’offerta comprende tecnologia, app e corrieri dedicati, altri invece escludono la consegna. Questo si riflette sulle commissioni pagate dal ristorante per il servizio. Mediamente, il 15% per la mediazione senza corriere, fino al 25% per la mediazione comprensiva della consegna.
La crescita dei servizi di food delivery dovrebbe toccare le sue punte più alte nel quinquennio 2020-2024. Secondo le stime di Statista, già quest’anno si prevedono entrate per 21 miliardi di dollari, che diventeranno 29 miliardi nel 2024 (di cui 9 in Europa), con un tasso di crescita annuale dell’8,2%. Nel periodo considerato, gli utenti arriveranno a 180 milioni per i servizi su piattaforma, e a circa 100 milioni per le consegne gestite direttamente dai ristoranti.
In Italia, il settore ha registrato una crescita formidabile, anche se non sono mancate le scosse di assestamento. Nel 2018, infatti, la tedesca Foodora ha cessato le operazioni in Italia a causa della bassa marginalità delle stesse. Secondo Daniele Contini, responsabile di Just Eat, nel 2019 la crescita è stata la più alta (+56%) dell’intero comparto Food & Grocery. Il dato più interessante è la quota ridotta, rispetto al resto del mondo, del food delivery mediato dalle piattaforme digitali: solo il 18%. Se, quindi, la gran parte del mercato è ancora off line (ordine al telefono), le prospettive di sviluppo sono quanto mai interessanti.