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Fatturato, clienti, esperienza e persone: facciamo ordine.

16/06/2021

Conversazione con Valentino Caporizzi

Laureato in Economia aziendale dei sistemi informativi all’Università Carlo Cattaneo, Valentino Caporizzi è stato tra i fondatori di Atoms, nel 2016. Oggi, continua a guidare l’azienda, dallo scorso maggio entrata a far parte del Gruppo Retex.

Retex Proviamo a riavvolgere il nastro, guardando all’idea originale di Atoms e, poi, alle ragioni che hanno portato a decidere di fare la strada insieme.

VC Credo che il nostro “We design for humans” riassuma al meglio la genesi di Atoms. Se ragioniamo solo in termini di consumatori, clienti e fatturati non cogliamo i cambiamenti del mondo reale. La forza del brand, in prospettiva, è sempre più nella relazione con le persone, e ai valori che portano con sé. Atoms è nata per recepirli ed elaborarli, progettando esperienze a quelli coerenti.

Retex Occorre alzare il tiro, insomma.

VC Ripensare i modelli di business, questo è certo, da fondare sulla collaborazione quale percorso per la crescita sostenibile come azienda e, soprattutto, come collettività. Aggiungo, anzi, che la demarcazione tra valori e pura profittabilità sarà una spinta formidabile all’innovazione. All’orizzonte, si delinea chiara la transformation economy, basata su una relazione autentica e di valore fra organizzazioni e persone che cercano un’esperienza, non soltanto la normale opportunità d’acquisto.

Retex Dammi qualche riferimento virtuoso e credibile.

VC Beh, il caso di Patagonia è un esempio per tutti: un’azienda leader nel l’abbigliamento outdoor e, al tempo stesso, potente soggetto di supporto all’attivismo. “Siamo nel business per salvare il pianeta” è un pay off di assoluta efficacia, perché dato dai fatti: valori dell’azienda e valori del suo target perfettamente allineati, altissima riconoscibilità del brand, numeri che testimoniano la bontà della scelta. Penso anche ai modelli innovativi di distribuzione di Warby Parker e Lush, nei quali è chiara la linea di evoluzione dell’offerta alla persona e alla comunità. Per il retail, in particolare, proprio il senso di comunità sarà decisivo.

Retex Questa è una delle prospettive più interessanti. Per noi, il wow effect è una parte soltanto del marketing, poco importa se tradizionale o digitale. Nella ripresa del retail, sarà essenziale, invece, la capacità di guidare il cliente al raggiungimento dei suoi obiettivi personali, tanto meglio se in uno spirito di comunità con il brand.

VC Certo. La buona scuola non è più soltanto l’istituto che ti trasmette buona conoscenza, ma quella che t’insegna a diventare uno studente migliore. Oggi, in rete trovi tutta la conoscenza che ti serve, il valore didattico è un’altra cosa. Mutatis mutandis, tra conoscenza e prodotto o servizio, e tra studenti e clienti, la partita è la stessa.

Retex La logica sembra essere “sei dei nostri, non dobbiamo perderti per strada”. Sbaglio?

VC No, non è un caso se i negozi di Apple contribuiscono in maniera determinante al successo del brand. Proprio il largo spazio fisico riservato alla formazione, e quindi alla condivisione concreta e immediata del bisogno dei suoi clienti intesi come comunità, ne è una delle ragioni più importanti.

Retex E qui finiamo, dritti dritti, sul terreno dell’esperienza cercata da chi entra in contatto con un brand, di persona o online, tramite sito o social network.

VC Questa è una necessità, non più un’opzione, talmente forte che in altri paesi si va diffondendo la figura professionale conseguente, il chief experience officer, che qui in Italia sono ancora merce rara, soprattutto nell’alta direzione. Si tratta di profili sofisticati che costruiscono il percorso del prodotto e del servizio partendo dall’origine vera, cioè dalle motivazioni di chi li cerca. Nel retail, in altre parole, progetti del ciclo d’acquisto basati sull’esperienza di chi compra, non adattati a quella.

Retex Quasi una sintesi del modo d’essere di Atoms, mi pare.

VC Effettivamente, noi abbiamo tre direttrici fondamentali di lavoro. Il design del prodotto o del servizio, la ricerca sulla risposta possibile del mercato e, infine, la tecnologia che li rende possibili e competitivi.

Retex Funzionale anche all’headless commerce, naturalmente.

VC Infatti, ci serviamo di una logica serverless: non un’unica piattaforma digitale, ma un layer distribuito di microservizi. La fase di presentazione del prodotto – la vetrina, tanto per capirci – è svincolata dagli altri processi utili all’acquisto o ad altre necessità. Flessibilità d’uso accompagnata, tra l’altro, da uno stack tecnologico che abbatte il fabbisogno di energia.

Retex Lasciamo da parte, come nostra abitudine, i proclami e le banalità tipiche dell’annuncio di un merge, e andiamo al sodo: quali sono state le ragioni che vi hanno spinto alla confluenza in Retex?

VC Ci siamo sempre detti che, se non progetti l’esperienza di chi interagisce con te, non vai lontano. È un concetto avanzato che, per fortuna, abbiamo riscontrato nel modo di Retex di stare sul mercato. Intuisci sempre, oltre all’uso del carrello della spesa, delle postazioni di checkout e dello smartphone, un prossimo capitolo. La condivisione dei valori, poi, è forte ed evidente. Da qui, alla decisione di combinare progettualità, competenze e tecnologie il passo è stato breve.

Michele CapriniHead of content