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e-Sostenibilità, il riparo necessario dalla domanda e dall’offerta

28/08/2020

e-Sostenibilità, il riparo necessario dalla domanda e dall’offerta

I tumultuosi sviluppi dell'e-commerce nel tempo del lockdown, e le previsioni sulla sua ulteriore crescita nel decennio, impongono all'attenzione comune l'urgenza della e-sostenibilità. Questa riguarda, sicuramente, l'offerta e i processi utili a sostenerla e a competere sul mercato, ma anche l'inconsapevolezza e l'immaturità della domanda.

Con e-sostenibilità si può ben riassumere ciò che è noto agli osservatori più attenti del settore da tempo, e che ora si sta imponendo all’attenzione generale, dopo i repentini sviluppi dell’e-commerce nel tempo del lockdown. Parliamo di doppia emergenza indotta dal commercio digitale. Ambientale, da una parte, per le enormi quantità di rifiuti prodotti e per l’incidenza sull’inquinamento atmosferico. Sociale, dall’altra, per quantità e qualità del lavoro necessario a supportarne i volumi attuali e la crescita futura.

ALL’ORIGINE DELL’E-SOSTENIBILITÀ

Alla base di tutto, il servizio di consegna, oggetto di una vera e propria guerra tra i retailer. A presentarla, nei tratti essenziali, bastano uno slogan pubblicitario e qualche parola in un’intervista.

Lo slogan caratterizza la nuova campagna pubblicitaria di Amazon (“prezzi bassi, dove vuoi e quando vuoi”), ed è associato all’immagine di un pacco davanti a una porta di casa.

Qualche settimana fa, invece, Forbes riportava le parole di Iain Gold, uno dei dirigenti di International Brotherhood of Teamsters, storico sindacato degli autotrasportatori degli Stati Uniti e del Canada, che comprende migliaia di addetti alle consegne di UPS e DHL. “Quello che non vedete, quello che non è trasparente, è quello che serve per avere quel prodotto e soddisfare la vostra convenienza. Se tu conoscessi la storia della catena di fornitura e delle persone che evadono il tuo ordine, potresti pensare diversamente alla tua necessità di fartelo consegnare in 48 ore, o meno”.

INSOSTENIBILITÀ DELLA DOMANDA E DELL’OFFERTA

I compratori online non sono propensi al pagamento delle spese di spedizione, i cui costi sono la ragione principale per abbandonare il carrello. La domanda di servizi “avanzati” di consegna e ritiro, personalizzati per tipologia di merce e luogo di residenza, anche inferiori al limite delle 24 ore, è la premessa ineludibile della dura competizione. Il bisogno di e-sostenibilità parte da qui.

Per i retailer, il problema è nella gestione di un numero enorme di spedizioni, in tempi sempre più stretti, mantenendo alto il livello di soddisfazione del cliente e salvaguardando la redditività erosa, peraltro, da un modello di business quanto mai costoso. La guerra commerciale in corso per le consegne ruota attorno alla logistica, creando una forte spinta all’acquisizione di società del settore da parte dei retailer.

AMBIENTE

Negli Stati Uniti vengono spediti, ogni anno, 165 miliardi di pacchi; la quantità di cartone equivale a più di un miliardo di alberi. Nelle stime di The Guardian, gli imballaggi dei prodotti consegnati a domicilio ne costituiscono oggi il 30% dei rifiuti solidi in quel paese.

Senza un’azione decisa, l’aumento proporzionale di scatole e camion per le consegne peserà enormemente sugli effetti ambientali. Sotto la pressione delle nuove consapevolezze e tendenze virtuose di consumo, i retailer online dovranno intraprendere revisioni dei processi al fine di ridurre gli imballaggi e raggruppare gli ordini. All’ordine del giorno, soprattutto, la riduzione dell’overboxing, che riguarda numeri enormi di tonnellate di materiali da imballaggio.

Se i vantaggi previsti da droni e robot da strada non sono ancora chiari, per un gran numero di start-up l’e-sostenibilità passa da soluzioni di packaging innovative, per esempio scatole e nastro adesivo completamente riciclabili. Oppure, sacchetti di spedizione durevoli, che possono essere riutilizzati anche migliaia di volte.

Un’ulteriore ragione per promuovere la e-sostenibilità è la restituzione della merce. Gli operatori devono soddisfare l’aspettativa che il reso debba essere semplice e conveniente quanto la ricezione. Se il processo di restituzione non è fluido, l’esperienza d’acquisto degrada sensibilmente e aumentano le possibilità di perdere il cliente. I resi sono una parte enorme dell’e-commerce, al punto da dilatare le operatività dell’ultimo trimestre dell’anno fino a febbraio. Nel settore dell’abbigliamento, possono arrivare al 50% degli ordini, causando il relativo raddoppio di CO2 nell’atmosfera.

LAVORO

La gestione operativa dell’eCommerce coinvolge i lavoratori in diverse strutture, lungo una linea temporale definita e stringente, che interessa fattori ambientali, legali e sicurezza.

Oltre agli aspetti retributivi e di trattamento, alla base della polemica mai sopita sulle pratiche di Amazon e rilanciata in questi giorni dal caso della Svezia, va considerato anche l’effetto indotto sull’occupazione dell’intero settore, a causa del drastico abbassamento delle soglie di tolleranza, tipico della guerra delle consegne. Secondo The Economist, la presenza stessa dei magazzini Amazon in una determinata area può far scendere le retribuzioni nei magazzini locali in misura variabile dal 16 al 30%.

Sotto tiro, i lavoratori addetti alla consegna dei prodotti alimentari, i corrieri e chi opera in fabbrica o nel magazzino. Negli Stati Uniti, i piloti degli aerei di compagnie convenzionate con Amazon Air hanno denunciato l’obbligo a viaggiare in condizioni meteorologiche difficili, per rispettare i tempi di consegna accordati al cliente. Ancora Iain Gold: “Gli autisti sotto pressione devono affrontare condizioni di lavoro difficili, velocità elevate, pneumatici lisci sui loro veicoli; lo vediamo negli operatori regionali che sono anelli relativamente deboli della catena, perché hanno a che fare con Amazon o Walmart“.

La tendenza che si sta delineando è la stessa adottata in altri comparti industriali. La corsa al ribasso, per ridurre al minimo i costi del lavoro, punta alla classificazione dei lavoratori come appaltatori indipendenti; questi, assumendo direttamente spese come carburante, chilometraggio e usura dei mezzi, vedono, di fatto, ridursi i salari a livelli minimi.

IL VANTAGGIO DELL’E-SOSTENIBILITÀ

Il retailer che punta alla sostenibilità non solo fa qualcosa di gradito a consumatori e stakeholder, ma guadagna credibilità anche nell’ambiente finanziario e questo ha il suo peso. L’investimento, comunque, va accompagnato dal contributo virtuoso, in ogni processo, di tutti gli attori della distribuzione. Mi riferisco alla catena di fornitura e alla logistica, al coinvolgimento del personale aziendale e al cliente. Dev’essere ben chiaro, anche a chi compra, che non è possibile pretendere sostenibilità senza comparteciparne il costo. (Retex – Sostenere la sostenibilità)

Nell’e-commerce, come in qualsiasi altra attività, la sostenibilità applicata a tutti i livelli è sinonimo di doppio vincitore. I modelli economici e operativi virtuosi non solo diminuiscono l’impatto ambientale, ma rendono il commercio digitale più apprezzabile per chi compra. Ne hanno vantaggio, quindi, il territorio, le comunità, i clienti e i fornitori. Ne abbiamo vantaggio tutti.

Michele CapriniHead of content