La gestione operativa dell’eCommerce coinvolge i lavoratori in diverse strutture, lungo una linea temporale definita e stringente, che interessa fattori ambientali, legali e sicurezza.
Oltre agli aspetti retributivi e di trattamento, alla base della polemica mai sopita sulle pratiche di Amazon e rilanciata in questi giorni dal caso della Svezia, va considerato anche l’effetto indotto sull’occupazione dell’intero settore, a causa del drastico abbassamento delle soglie di tolleranza, tipico della guerra delle consegne. Secondo The Economist, la presenza stessa dei magazzini Amazon in una determinata area può far scendere le retribuzioni nei magazzini locali in misura variabile dal 16 al 30%.
Sotto tiro, i lavoratori addetti alla consegna dei prodotti alimentari, i corrieri e chi opera in fabbrica o nel magazzino. Negli Stati Uniti, i piloti degli aerei di compagnie convenzionate con Amazon Air hanno denunciato l’obbligo a viaggiare in condizioni meteorologiche difficili, per rispettare i tempi di consegna accordati al cliente. Ancora Iain Gold: “Gli autisti sotto pressione devono affrontare condizioni di lavoro difficili, velocità elevate, pneumatici lisci sui loro veicoli; lo vediamo negli operatori regionali che sono anelli relativamente deboli della catena, perché hanno a che fare con Amazon o Walmart“.
La tendenza che si sta delineando è la stessa adottata in altri comparti industriali. La corsa al ribasso, per ridurre al minimo i costi del lavoro, punta alla classificazione dei lavoratori come appaltatori indipendenti; questi, assumendo direttamente spese come carburante, chilometraggio e usura dei mezzi, vedono, di fatto, ridursi i salari a livelli minimi.