Retail 2021, detto così, sembra una cosa da bookmaker: scommesse a non finire sui tempi, le forme, i successi e i rovesci della distribuzione mondiale. . Giustificate, peraltro, dalla storia recente, dove non sono mancati traumi, sorprese e repentine affermazioni. Il virus infame che da un anno sta condizionando la vita di miliardi d’individui, comunque, è stato e sarà ancora banco di prova della capacità d’innovazione necessaria a competere o a sopravvivere. Senza dimenticare i tanti che, nel retail, su quella hanno già ha vinto o perso la partita.
La “nuova normalità” rischi di restare un’espressione banale e astratta, che non serve a orientarsi tra cambiamenti supposti e reali. Anche perché, giova ricordarlo, l’emergenza indotta da COVID-19 avrà sicuramente incoraggiato scelte originali ma, in buona parte, ha accelerato processi già in atto.
Per il retail del 2021 proviamo a individuare e, soprattutto, ad augurarci, qualche tendenza più forte di altre nelle aree in cui siamo impegnati direttamente. Senza sfondare porte aperte, se possibile, come il boom del commercio elettronico che, tuttavia, esprime una curiosa bivalenza: in un’indagine Coop del mese passato, per il 40% dei food top executives rappresenta una minaccia, per il 55% un’opportunità.
Mettiamoci alla finestra, dunque, magari, guardando un po’ più in là della punta del naso cui rischia di abituarci il ritardo digitale del Belpaese.