Retex Provo a declinare: nei tuoi compiti rientra la gestione dell’evoluzione e dei cambiamenti in senso digitale e la crescita di una cultura d’impresa conseguente, in ogni parte di Pinko. Ci sono andato vicino?
MR Direi di sì. Io partecipo il lavoro delle varie unità aziendali già nella fase d’impostazione, non soltanto nella fase esecutiva. È un orientamento che dà un valore e un’efficacia diversa all’azione, e in questo posso contare sul supporto del Presidente.
Retex L’emergenza sanitaria ha segnato quasi un biennio, che il settore ha pagato duramente, ma ne ha beneficiato l’innovazione. La tua visione?
MR La pandemia ha premiato la digitalizzazione per tutti, oggi la curva si è appiattita perché il processo è maturato ed esprime un’ampia concorrenza. Le tematiche phygital sono concettualmente scontate, c’è chi ha risposto alle necessità del cambiamento e chi, invece, è in ritardo, ma ora si tratta di definire e governare l’evoluzione delle boutiques digitali. Gli stessi modelli di trasformazione digitale sono in continua evoluzione. Per esempio, c’è un dato indicativo da considerare: la spesa di acquisizione del cliente si è fatta sempre più rilevante. Nel conto economico, va considerata, ormai, voce a sé, alla pari dell’affitto dei locali.
Retex Se guardo ai numeri di Confindustria Moda, nel 2021 i ricavi del settore ammontano a circa 92 miliardi di euro; in crescita del 22,2%, ma resta ancora un gap del -6,4% rispetto al 2019, quando le vendite avevano superato i 98 miliardi. Il primo trimestre del 2022, peraltro, sembra incoraggiante. Sei ottimista anche tu?
MR Pinko ha retto bene, il mio ottimismo è giustificato. È stato importante il risultato acquisito in Cina, per noi un mercato core, dove il lockdown è stato più breve e i trend di crescita si sono mantenuti sempre alti. Direi che abbiamo risposto alle difficoltà con la flessibilità, in tutte le fasi del nostro lavoro, dal disegno alla produzione e al retail. In un contesto difficile come quello, ci ha premiato.
Retex La tecnologia è tramite certo dell’innovazione e, quindi, del posizionamento sul mercato. La mia impressione, però, è che, quando si parla dell’una e dell’altra, sia quasi immediato il riferimento alla sola customer experience. Però, se parliamo di trasformazione digitale nella sua accezione più ampia, io darei la dovuta centralità agli aspetti interni all’azienda.
MR Nell’ultimo miglio commerciale, se vogliamo chiamarlo così, la partita si gioca con tanta innovazione aggiunta alle normali competenze di chi lavora, nel negozio e in qualunque altra unità aziendale. In tutto questo, c’è un punto nodale, comune a tutto il settore, che impone una domanda: quanta cultura digitale dev’essere costruita e distribuita internamente, a chi e come? Chi è in azienda deve poter riferire coerentemente il suo impegno a una visione comune, conosciuta e condivisa. È un aspetto basilare del nostro modello di lavoro e un cambiamento importante nella prospettiva della trasformazione digitale stessa. Fammi dire che agli obiettivi ci arrivi anche con un approccio “umanistico”: bene i nuovi processi, bene la tecnologia ma, se lasci indietro le persone, fai un buco nell’acqua.