Il lockdown e le ripetute chiusure forzate di bar e ristoranti hanno reso necessari un ripensamento delle dinamiche tradizionali e un’accelerazione spaventosa nel processo di trasformazione digitale: i servizi di delivery, gli ordini e i pagamenti online, infatti, erano l’unica modalità per mantenere vivo il contatto con i consumatori durante la pandemia.
Il servizio di delivery, come suggerisce Confimprese, ha visto una crescita di 56 punti percentuali (pari a 1,6€ miliardi). Non solo, il 55% degli utilizzatori ha dichiarato di cambiare ristorante qualora dovesse venire meno il servizio una volta terminata l’emergenza sanitaria.
Tuttavia, la digitalizzazione non si è limitata alle dinamiche di ordine e delivery, ma la rivoluzione tecnologica ha messo radici anche in altri aspetti del settore del Food & Beverage: il 34% delle imprese ha adottato un software per la gestione del magazzino e oltre il 25% dei retailer ha implementato strumenti digitali in store [2].
Pertanto, la rivoluzione digitale è stata trasversale e, neanche a dirlo, omnicanale. Sebbene sia avvenuta in modo forzato, è evidente come abbia creato nuove esigenze e nuove abitudini di consumo, dando espressione al concetto di tecnologia abilitante.