Nel contesto del Next Generation EU, la Commissione Europea ha approvato il Piano italiano di ripresa e resilienza: il PNRR prevede l’erogazione complessiva di 192 miliardi di euro, di cui circa il 27% per la digitalizzazione e l’innovazione [1].
Si parla, nello specifico, del Credito d’imposta per l’acquisto di beni materiali e immateriali direttamente connessi alla trasformazione digitale dei processi produttivi, per incentivare la vocazione innovativa delle aziende e il Credito d’imposta per la formazione alla digitalizzazione e lo sviluppo delle relative competenze, necessari per combattere la scarsa familiarità con le tecnologie e un basso livello di know-how digitale [2].
L’obiettivo è quello di integrare una serie di progetti utili alla cosiddetta Transizione 4.0: investimenti ad alto contenuto tecnologico, reti ultraveloci, tecnologia satellitare ed economia spaziale e politiche industriali di filiera e internazionalizzazione.
Il PNRR, in altri termini, coglie il cambiamento e asseconda l’innovazione digitale sia nel settore privato che in quello pubblico: prima della pandemia, il grado di digitalizzazione delle imprese italiane non era certamente tra i più significativi, come dimostra la 20° posizione (su 28 stati UE) relativa all’indice di digitalizzazione DESI.
Come suggerisce la ricerca di Cribis, inoltre, il 59% delle imprese con un’elevata attitudine digitale è nata dopo il 2000 e, di queste, oltre il 70% sono micro-aziende (0-10 dipendenti).