Ora, in Oxford Street, un’enorme scritta campeggia sul palazzo: “Let’s change the way we shop”. Non è un semplice richiamo pubblicitario, ma la sintesi dell’indirizzo strategico dichiarato lo scorso agosto da Alannah Weston, presidente del gruppo
“Project Earth segna un nuovo capitolo nella storia di Selfridges, l’inizio di un viaggio impegnativo ma essenziale per cambiare completamente il nostro modo di fare acquisti e mettere la sostenibilità al centro di tutto ciò che facciamo. Vogliamo reinventare il retail”.
Con queste parole, la proprietà non ha voluto solo trasmettere il proprio impegno verso la moda sostenibile. Per il retailer l’obiettivo reale, invece, è quello di ristrutturare, con il coinvolgimento di tutti i fornitori, l’intera supply chain in senso ecosostenibile, aggiungendo una particolare offerta fino a oggi impensabile per un marchio di questo livello. Selfridges, infatti, proporrà servizio di riparazione, noleggio e rivendita di abiti e accessori.
Il rivenditore renderà più semplice e responsabile l’esperienza di acquisto per i suoi clienti, dettagliando le credenziali ecologiche di migliaia di capi di 350 marchi diversi. Dal 2025, saranno acquistati esclusivamente prodotti rispondenti ai nuovi requisiti di approvvigionamento. L’ampia gamma di fibre e materiali interessata comprende cotone, piume, pelle e altri tessuti di derivazione come viscosa, rayon, modal e lyocell.
Tra i partner abituali, Prada è stato tra i primi ad aderire al progetto, presentando una nuova collezione di capi e accessori realizzati in tessuto rigenerato, a supporto delle campagne di salvaguardia sugli oceani.